E’ una delle tappe obbligate per chi visita Roma, un angolo di storia e di bellezza…
La fontana più famosa di Roma, celebre nel resto del mondo per la sua bellezza e per essere stata teatro di alcune scene di film famosi. Il suono delle sue acque, i riflessi al sole, le leggende narrate, il progetto architettonico, tutto rende la fontana di Trevi un luogo amato dagli italiani e dai turisti di ogni parte del mondo. Un angolo della città eterna dove darsi appuntamento per passare del tempo insieme, uno scorcio da immortalare nelle foto ricordo. E un’occasione per promettersi di tornare a Roma, con il famoso lancio delle monetine.
Le leggende
Una delle leggende riguardanti questa fontana è il lancio delle monete. Ogni giorno migliaia di visitatori si fermano a perpetuare la tradizione di lanciare nell’acqua, di spalle, da 1 a 3 monete, a seconda del desiderio da avverare. Lanciando una moneta si ritornerà a Roma, lanciandone due si troverà l’amore, lanciandone tre si convolerà a nozze. Per far sì che ciò si avveri il lancio deve essere fatto dando le spalle alla vasca, ad occhi chiusi e con la mano destra sulla spalla sinistra. Subito dopo bisogna girarsi e cercare di vedere il momento in cui la monetina tocca l’acqua.
Il bottino che si ricava svuotando l’enorme vasca periodicamente è stato in passato rubato da vandali, oggi il comune di Roma lo devolve in beneficenza alla Caritas.
Una seconda leggenda ha un tono ancora più romantico. Narra di un’usanza, diffusa un tempo tra le ragazze, di far bere l’acqua della fontanina ai propri fidanzati, quando questi per varie ragioni dovevano partire. Dopo aver bevuto gli uomini rompevano i bicchieri come gesto simbolico di fedeltà promessa e amore eterno.
La sua storia
L’origine della fontana di Trevi è strettamente collegata alla nascita di un acquedotto romano e al suo restauro. Era l’Aqua Virgo, ovvero l’acquedotto dell’Acqua Vergine, risalente all’impero di Augusto, voluto dall’architetto Marco Vipsanio Agrippa per alimentare le sue terme.
Nel corso dei secoli l’acquedotto continuava ad essere alimentato e utilizzato nonostante fosse compromesso.
Risale al 1410 la prima documentazione grafica riferita alla fontana di Trevi. La fontana sorgeva nel punto terminale dell’acquedotto, nei pressi di un trivio, cioè dell’incontro di tre strade. Probabilmente prende proprio da questo il suo nome. Si trattava di tre bocche che riversavano l’acqua all’interno di tre vasche. Nel 1453 Leon Battista Alberti, su incarico di Papa Niccolò V, sostituì le tre vasche separate con una singola di forma rettangolare.
Ma la modifica più evidente fu apportata per volere di papa Urbano VIII che diede incarico intorno al 1640 a Gian Lorenzo Bernini di trasformare tutta la piazza e progettare una grande mostra d’acqua. Un lavoro molto dispendioso, da finanziare con i soldi della tassa sul vino, che vide esaurire quasi subito le risorse.
Da allora furono tante le vicende legate a questo progetto. Disegni troppo ambiziosi mai realizzati, incarichi dati e tolti, lavori iniziati e mai completati.
La serie travagliata di vicende finì all’inizio del XVIII secolo. Quello della fontana di Trevi era ormai un tema scottante da affrontare e papa Clemente XII bandì un concorso per la costruzione di una grandiosa mostra d’acqua. Il bando, vinto da Nicola Salvi, aprì i lavori, nel 1732, ad un’opera che avrebbe avuto influenze stilistiche barocche e berniniane. Riprendendo l’intento di Bernini, lo scopo era ancora una volta ricreare e narrare la storia dell’Acqua Vergine. Né Salvi né il pontefice videro l’opera completata, protrattasi per molti anni. Fu Giuseppe Pannini a completarla, e nel 1762 fu consegnata al pubblico.
La fontana di Trevi oggi
Addossata ad un lato di Palazzo Poli la maestosa e imponente fontana ha come tema principale il mare. Il centro domina la scena con una scogliera rocciosa e una nicchia delimitata da colonne che danno risalto a tutto il resto. All’interno di questo spazio vi è posta la statua muscolosa del dio Oceano, che con atteggiamento fiero guida un cocchio a forma di conchiglia, trainato da due cavalli marini. Nulla è lasciato al caso e anche i cavalli interpretano le diverse facce che assume il mare, essendo uno agitato e uno calmo.
Oceano non è l’unico personaggio della scena: alla sua sinistra troviamo la statua della Salubrità, e alla sua destra la statua dell’Abbondanza. Tutte e tre le figure sono delimitate da 4 grosse colonne corinzie. Queste a loro volta sorreggono la parte superiore su cui poggiano altre quattro statue raffiguranti, da sinistra a destra, l’Abbondanza della frutta, la Fertilità dei campi, la Ricchezza dell’autunno e l’Amenità dei giardini. Nella parte più alta invece una grande iscrizione ricorda la volontà di Clemente XII.
Due bassorilievi mostrano Agrippa mentre approva la costruzione dell’acquedotto dell’Aqua Virgo, e la Vergine, che secondo la leggenda indicò ai suoi soldati dove si trovavano le fonti di acqua.
A dare movimento alla struttura la scogliera in marmo, da cui in diversi punti sgorga l’acqua. Tutto è arricchito da decorazioni in marmo che riproducono specie animali e vegetali come cespugli, piante di cappero, di edera, di fico, lucertole, lumache e tanto altro.
La piscina rettangolare è stata progettata in modo da ovviare al problema di dislivello tra i due lati della piazza, celato da una scalinata poco più bassa del livello della strada.
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